giovedì 10 gennaio 2013

Stato Sociale all'italiana, ovvero come i sessantottini ci hanno fregato


Pur essendo molto liberale io non sono contro lo Stato Sociale, se questo e’ congegnato per dare pari opportunita’ ad ogni individuo. Ad esempio, ritengo che una buona scuola pubblica (ed attenzione in Italia, nonostante tutto ce l’abbiamo ancora) ed una sanita’ parimenti aperta a tutti siano punti fermi nel concedere pari opportunita’.
Ma qui il problema e’ che dietro la parola Stato Sociale in Italia si e’ perpetrato un grande imbroglio generazionale. Lo Stato Sociale e’ quella foglia di fico con cui abbiamo concesso baby pensioni ad una generazione di sessantottini, che tanta voglia di lavorare, diciamolo, non ce l’avevano proprio. Pensate alla bandiera di quel ’68, il SEI POLITICO! Mettetelo in prospettiva nei tempi odierni, dove i nostri figli devono farsi un mazzo al cubo a scuola per poter competere con gli agguerritissimi asiatici e dove noi dobbiamo pagare le tasse per pagare le baby pensioni a questi grandi lavoratori.
MA SCHERZIAMO??
Qui c’e’ una generazione che ci ha preso per i fondelli, diciamolo. Non c’avevano voglia ne’ di lavorare, ne’ di competere, hanno pensato che la ricchezza venisse giu’ dagli alberi e non venisse prodotta da anni ed anni di sacrifici ed investimenti. Hanno gonfiato il debito pubblico a dismisura concedendosi pensioni generose che noi non vedremo neanche con il lanternino, hanno assunto vagonate di dipendenti pubblici inutili, spendendo il denaro pubblico in spese correnti poco produttive. Hanno creato il mostro del debito pubblico che adesso grava sulle nostre spalle!
E quando hanno scoperto che la ricchezza non cade dagli alberi, che hanno fatto? Hanno fatto mea culpa e sono tornati indietro? NO, si sono chiusi nelle nuove corporazioni degli anni 2000, i sindacati, che guarda un po’ sono fatti al 50% da pensionati! E lottano per il conservatorismo e dietro la bandiera dell’Italia giusta perche’ toglie ai ricchi per dare ai poveri, ci rimetteranno le mani nelle tasche. 
Andranno a colpire chi e’ piu’ onesto e piu’ bravo, perche’ quelli che pagano piu’ tasse in Italia sono tutti i professionisti onesti (visto che dichiarano lauti guadagni) e bravi (perche’ guadagnano tanto). Si andra’ a favorire chi non ha investito nel proprio futuro con gli studi e la preparazione, chi e' meno ambizioso e si e' sbattuto di meno e quei furbi che non dichiarano quanto guadagnano, che si vedranno, addirittura, ridurre le poche tasse che pagano.
E non accetto la demagogia degli ultimi e dei poverelli!! Non confondiamo l’assistenza sociale per chi non ha i mezzi perche’, ad esempio, malato, con chi sta benissimo e potrebbe darsi da fare per rimediare alla sua situazione di insussistenza o di scarso guadagno. Non c'e' dubbio che chi non ha la possibilita' di competere debba essere assistito, ma chi sta bene e puo' lavorare deve darsi da fare, punto.
Lo Stato qui, nel principio delle pari opportunita’, dovrebbe offrire a chi ha perso il lavoro, la possibilita’ di ri-formarsi e ritornare a lavorare. E questo va benissimo, ma non e' giusto penalizzare in maniera sistematica e strutturale chi ha piu' successo per chi ne ha di meno, non esiste.
Che siano i ricchi a dover pagare i poveri, sulla base di una concezione di equita' truffaldina, e’ roba da Soviet supremo.
Meditate gente, meditate ...

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